Desideri e Maladaptive Daydreaming

Desiderio e maladaptive daydreaming: perchè fare fatica se posso fantasticare? La trappola dell’aspirapolvere dei desideri.


Il desiderio è quella cosa che spinge l’essere umano all’azione. Guidato dal bisogno, dalla necessità o dal puro divertimento di compiere un’azione o di possedere un’oggetto. 

Desidèrio (ant. Disidèrio e Desidèro)s.m. [dal lat. desiderium, der. di desiderare “desiderare”]. Sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale

– Treccani –

Penso che il desiderio sia molto legato al Maladaptive Daydreaming. Il disturbo da fantasia compulsiva pone il sognatore in una situazione di immobilità nei confronti delle sfide della vita e nei confronti della propria quotidianità. Esso tende ad occupare la maggior parte del tempo e delle energie che altrimenti sarebbero state impiegate in altre attività.

L’aspirapolvere dei desideri

Oltre a queste problematiche, io credo che vada ad influire sulla capacità di desiderare qualcosa nella vita reale: un’aspirapolvere di desideri.

Quando una persona desidera qualcosa nella vita, spesso non desidera la cosa in sé, ma l’emozione che scaturisce l’ottenimento di questa.

Quando qualcuno desidera una storia d’amore, vuole provare le emozioni che questa comporta.

Allo stesso modo, se si desidera acquistare un’auto si pensa a quanta felicità trarrà dalla comodità data dalla possibilità di spostarsi in autonomia e tutti i vantaggi che comporta avere un’auto.

 

Con il Maladaptive Daydreaming si può ottenere la stessa sensazione e la stessa emozione attraverso la fantasia ed eliminando il processo faticoso che porterebbe ad ottenerla.

Se da un lato, la persona che si sente inadeguata ad agire nella vita smette di desiderare le cose e cerca conforto nella fantasia, dove tutto sembra possibile e immediatamente accessibile. Dall’altro lato, è lo stesso Maladaptive Daydreaming che risucchia i desideri, perché entrando nel vortice della dipendenza si perde ogni interesse nei confronti della vita reale: più la fantasia genera emozioni forti e più la vita reale diventa meno interessante. 

Sembra quasi svantaggioso desiderare qualcosa nella vita vera, perché questo richiede il doppio delle energie: il processo di raggiungimento dell’obiettivo; l’allontanamento dalla dipendenza.

Comunque, il problema di fondo è questo, inizi a non funzionare più come persona perché l’MDD ti risucchia tutto il tempo e le energie, ma in fondo alla fine nemmeno chi sogna vuole uscirne, perché non sente nemmeno il desiderio di agire nella realtà.

Anche quando non sapevo cosa fosse l’MDD pensavo “ma io posso avere tutto nella mia testa, perché dovrei desiderarlo nella realtà?”

Desiderio e maladaptive daydreaming:

Perchè fare fatica se posso fantasticare?

Ognuno di noi nella vita deve fare i conti con una serie di fattori che non sono sotto il nostro controllo, desiderare qualcosa e iniziare a fare qualcosa per averla significa fare i conti con il fallimento, il giudizio degli altri, il sacrificio e una volta ottenuto non c’è nemmeno una garanzia che questo poi ci porterà alla felicità.

Nel maladaptive daydreaming la fatica ed il dolore sono sotto controllo, il sognatore può decidere come volge la storia ed evitare imprevisti.

Tornando al nostro esempio della relazione amorosa e dell’auto: di per sé una relazione amorosa comprende lati positivi e negativi, poter avere l’auto tanto desiderata include il mantenimento, la manutenzione, mettere la benzina. Azioni di per sé impegnative ma utili per vivere.

Il MDer riesce ad ottenere la stessa soddisfazione, emozione eliminando tutte le azioni impegnative che pesano un po’ a tutti.

Reimparare a desiderare nel maladaptive daydreaming

Alla luce di queste considerazioni dobbiamo porre l’attenzione sulla cosa più importante: le conseguenze.

Ricordiamoci che vivere una vita parallela nella propria fantasia non è vivere davvero, eliminare ogni desiderio per evitare di soffrire non farà altro che peggiorare la qualità della vita. La sofferenza, infatti, è parte della vita stessa e non va eliminata ma va attraversata e affrontata.

Riuscire a spostare l’attenzione sulla realtà e desiderare qualcosa di buono per sé, questa è la vera sfida del MDer.

 

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