Il favoloso mondo di Amélie

L’infanzia solitaria di una daydreamer

Amélie ha vissuto un’infanzia profondamente solitaria, un periodo segnato da isolamento e mancanza di connessioni autentiche, che ha cercato di colmare dando vita a una fantasia straordinariamente ricca e vivace.

I suoi genitori sono freddi, anche se in buona fede.

Paura di vivere

Da grande continua a coltivare le fantasie ed i piccoli piaceri della vita ed ha uno spiccato senso della giustizia. Tuttavia ha difficoltà nelle relazioni e paura a vivere appieno. 

Grazie alle conversazioni con un eccentrico pittore, arriva a mettersi in discussione e ad osare a vivere veramente.

 

 

Il maladaptive daydreamer e la TV come trigger

Molte scene del film mostrano momenti che possono essere chiaramente interpretati come episodi di maladaptive daydreaming, ad esempio quelli innescati dalla televisione.

Guardando dei programmi TV, Amélie immagina e cuce episodi in cui mescola personaggi reali e situazioni reali ma inverosimili e vede se stessa come un’eroina quasi in odore di santità.

Un dramma incompreso

E’ un film spesso incompreso, in quanto il dramma della protagonista è rappresentato con leggerezza ed ironia, ciò l’ha fatto spesso interpretare con  superficialità; ma uno sguardo più attento riconoscerà che i toni pastello da favola nascondono un’accuratezza psicologica profonda ed un campionario di umanità assolutamente commovente.

 

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