Le possibili cause

Le potenziali cause del maladaptive daydreaming sono numerose. In origine il termine fu coniato per indicare nello specifico il disturbo scatenato a causa di eventi traumatici nel passato dell’individuo o abusi. Tuttavia ci si è accorti in seguito che queste non sono le uniche ragioni che possono scatenare il disturbo da fantasia compulsiva.

Spesso la realtà immaginaria costituisce per il sognatore compulsivo una scappatoia da una vita infelice ed insoddisfacente. In certi casi la fantasia agisce in modo compensatorio. Ad esempio, alcuni creano amici immaginari come antidoto alla solitudine o a relazioni umane insoddisfacenti. Altri invece creano fantasie nelle quali essi sono dei supereroi che combattono il crimine, per compensare il fatto che nella vita reale si sentano invece impotenti o privi di valore. Non sempre però l’interpretazione è così semplice.

Tra i sognatori compulsivi vi sono persone che all’apparenza hanno una vita piena e relazioni soddisfacenti. In questo caso l’origine del disturbo è molto più profonda e difficile e, purtroppo, non ancora sufficientemente indagata. Tuttavia si può affermare con una certa sicurezza che vi è una connessione diretta tra la fantasia compulsiva e altri disagi psichici quali la depressione e l’ansia. Queste persone usano spesso il sogno come antidoto a queste condizioni. In un certo senso, la fantasia è una protezione, una auto-difesa della mente che non regge più un presente doloroso, un dolore interiore profondissimo, la disperazione e l’angoscia. La fantasia diventa pertanto un metodo per non provare dolore, un rifugio di benessere ed emozioni positive.

 

Ed è proprio così che il maladaptive daydreaming diventa potente come una droga. Diviene esso stesso una droga. Rifugiarsi nella fantasia diventa l’unica alternativa al dolore, la realtà immaginaria l’unica fonte di piacere, emozione, sentimento. Proprio come il drogato non riesce più a provare un piacere altrettanto intenso della sostanza da cui dipende, ecco che anche il sognatore compulsivo non riesce più a provare nella vita reale le emozioni che prova nella fantasia, perciò il bisogno di fantasticare diviene sempre più pressante, urgente.

 

Il fantasticatore compulsivo non trova altro modo per sentirsi vivo, per provare emozioni piacevoli. Anche se la situazione esterna cambia, l’abitudine e l’assuefazione al sogno sono molto difficili da superare, in quanto radicate in profondità. Ad aggravare la situazione,  quanto essi vanno in terapia per affrontare la depressione, non viene mai loro chiesto di parlare della fantasia compulsiva, in quanto gli psicoterapeuti non sono preparati su questo argomento. Il disturbo non viene pertanto affrontato correttamente. Un approccio corretto dovrebbe davvero trattare il maladaptive daydreaming per quello che è, cioè una dipendenza vera e propria.

 

 

 

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